Roberto Maggiani
- 11/07/2010 20:58:00
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Grazie, sì, cera un refuso, labbiamo corretto, stava anche dentro lantologia, questo è il problema del copia incolla passivo! Ora è stato corretto... se trova altri refusi ci faccia sapere. Grazie.
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Pietro Menditto
- 11/07/2010 14:53:00
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Menditto meet Proust
La parola umana non “è in” rapporto con l’anima (a proposito “lame” non andrebbe riscritto “l’âme”?), la parola umana “è un” rapporto con l’anima e quindi, rappresentando ogni rapporto anche uno stile (perché lo stile altro non è, a mio modesto avviso, che la fissazione formale continuata di un rapporto), la parola umana è anche uno stile, lo stile del suo rapporto con l’anima (forse se c’è una parola umana è proprio perché c’è questo rapporto). Tutto sta a saperlo sentire, questo stile, auscultarlo, restituirgli uno statuto nel sistema della comunicazione. Il problema forse è rappresentato dall’immensità di ciò che andrebbe osservato, ma qui potremmo citare fior di linguisti che hanno dedicato la loro vita al problema. Poi, nessuno lo discute, ci sono gli stili individuali, la "parole" di Proust e quella di chiunque inventi il suo modo personale di rappresentare un rapporto con l’anima o con qualsiasi Altro. Credo che l’affermazione del grande Marcel risenta del pregiudizio aristocratico di chi ritiene che dal caos informe, e balbettante il suo inespressivo barbarismo, solo il genio individuale riesca, con i colpi possenti del suo maglio, a dare forma al "tohu vavohu" del "bereshit". Senza nulla togliere al grande francese, nemmeno una briciola vorrei sottrarre alla parole humaine.
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